°°Dove ti porta il Cuore°°

SOTTO IL PORTICO

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view post Posted on 20/3/2009, 08:17
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MaryRosa

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SOTTO IL PORTICO




L’uomo sedeva rigido sulla vecchia poltrona di vimini; si faceva aria con un ventaglio. Fissava la lenta danza delle sfere luminose proiettate dalla lampada sotto il portico. La notte, densa d’umidità, pullulava di zanzare; solo il latrato lontano di  un cane attraversava la quiete della campagna.
“Perché ti sei alzato in piena  notte?Torna a letto! Lo sai che ho paura del buio.” Le parole della donna s’incunearono tra i suoi pensieri,costringendolo a ritornare indietro,a giustificarsi.
“Avevo caldo,non riuscivo a dormire!”.
“Allora mi siedo qui,accanto a te.. E’ triste stare sola in quel grande letto!”.
Il silenzio si tese tra loro,carico di parole inespresse, per alcuni minuti, poi la voce di Lucia gli arrivò, tremula,vagamente lamentosa..
“ Mi fa paura la campagna. Tutto questo buio, i versi degli animali ...”. Si passò le dita tremanti nel groviglio di capelli biondi, striati di grigio, che le spiovevano sulle spalle magre.
“ Una volta ti piaceva. Ricordi, quando eravamo fidanzati? Sedevamo sull’erba, avvolti dalla notte.”
“Oh, smettila, sono passati tanti anni ”.
“ Non tanti, in fondo: ventitrè”. Lorenzo fissò la moglie con occhi stanchi. Se ne stava lì,rannicchiata sul dondolo,minuta nel cono di luce gialla.
“ Mi sembra sia trascorsa un’eternità. Dai, torniamo a letto. Questo buio... m’immalinconisce
Si alzò di scatto e fece qualche passo incespicando sullo stuoino.
Nel blu scuro del cielo spiccava il disco tondo della luna.
“ Hai preso quel maledetto ansiolitico anche stasera,vero?”
La donna si appoggiò allo schienale del dondolo e chiuse gli occhi con una smorfia.
“Quando rimango con gli occhi aperti nel buio, mi aggrediscono i ricordi…. Stanno lì, attorno a me, muti ….”. La voce sottile si sfaldò in un tremolio di pianto.
Lorenzo si passò i palmi delle mani sul viso, rimase qualche attimo immobile,premendole sulle palpebre vibranti, poi  si riscosse con un sospiro.
“ Lucia,per quanto tempo ancora ti…ci vuoi torturare?”.
“Ma che ne sai tu? Che ne sai di ciò che provo?”La donna abbandonò l’aria sottomessa,era ora un fascio di nervi tesi.
Ogni mattina,appena la luce filtra dalle persiane, penso con terrore alla giornata d’affrontare. Vorrei essere una pietra. Insensibile. .”
“Maledizione!Basta! Che razza di vita è la nostra?Dove sono finiti quella Lucia e quel Lorenzo che venivano in questo posto a fare l’amore?”.
 “ Non ci sono più, lo sai bene. Da allora”
“Sei tu che li hai voluti cancellare! Sei così cambiata! Ricordi com’era bello baciarci,mentre il fiume scorreva frusciando tra l’erba?.”S’interruppe bruscamente perché la commozione premeva dietro le palpebre umide.
Fissò la donna, che stava in piedi,curva e rigida, presso il dondolo.
“Siediti qui, accanto a me” le sussurrò con  nella voce una dolcezza antica.
fantoccio.
“Pensavo che tornare in questi luoghi, che ci hanno visti giovani e felici, ti scuotesse dall’apatia... Invece…” mormorò Lorenzo
“Invece...Dillo!Dillo! Che sono diventata un peso per te! Che non mi sopporti!”. La voce di Lucia si gonfiò minacciosa.
 “ Tu vuoi dimenticare!Troppo comodo! Io non posso,non riuscirò mai! Ti piacerebbe che tutto tornasse come prima,come se nulla fosse accaduto!”. Il viso,ancora bello anche se stropicciato dagli anni e dal dolore,si contrasse in una smorfia ,mentre le gote umide scintillavano al debole chiarore della lanterna.
“A che si è ridotto il nostro matrimonio? Tu stai con me solo per paura della solitudine!” disse amaro Lorenzo.
“La vedo dappertutto…mi è sempre accanto! La donna si portò le mani agli occhi. Tremava nonostante il gran caldo.
“La sento. Ci accusa!”aggiunse e la sua voce era gravida d’angoscia.
“Smettila,Lucia,per carità!”. Lorenzo si sollevò dalla poltrona con fatica e si inginocchiò davanti a lei. Strinse tra le braccia la donna sospirando.
“Non è colpa di nessuno..E’ sempre stata fragile: bastava un niente per agitarla.”.
“E’ colpa tua! Nostra! Lo sai bene: dovevamo raccogliere quei segnali”.
“Segnali? Hanno acquisito un senso solo…solo dopo. Pensavamo ai soliti problemi d’insicurezza degli adolescenti”.
La lanterna, sotto il portico,danzava al vento,proiettando fasci di luce intermittenti Il debole cigolare della catena contrappuntava il denso silenzio attorno alla casa..
Immagini, tormentose come frecce,risucchiarono indietro Lorenzo. La quiete della siesta lacerata dal grido della moglie. La corsa affannosa sull’erba rovente. Il piccolo corpo rattrappito davanti al lavabo. Il viso di Mara, rigido, vuoto di lei. Lontano.
“Perché ci siamo dimenticati l’armadietto dei medicinali aperto?” si chiese l’uomo,a mezza voce.. “Forse era già tutto segnato. Il fato?Esiste il fato?”.
“Rivedo sempre quel tubetto che stringevi nel pugno,le pillole sparse sulle mattonelle” Lucia parlava trasognata  ad un interlocutore invisibile.”Se almeno fossimo arrivati prima..”
“Lei è morta,cara,ma noi siamo vivi!” sussurrò Lorenzo, stringendo a sé la donna,ma lei parve non sentirlo. Si lamentava come una bambina, serrata nel suo dolore.
“Inutile,tutto inutile” disse tra sé Lorenzo. Aveva sperato che tornare nei luoghi della giovinezza,avrebbe potuto scuotere sua moglie dalla depressione,,ma lei era troppo lontana,prigioniera dei ricordi e dei rimorsi.
Dalla campagna,con la brezza notturna ,arrivò l’odore umido dell’erba. All’orizzonte una striscia lattiginosa annunciava l’alba.


Lia Rosa rossa


 

 
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