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LA CRITICA DELLA FAMIGLIA

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view post Posted on 3/2/2009, 14:36
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MaryRosa

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LA CRITICA ALLA FAMIGLIA


Gli studi di Lewis H. Morgan sulla storia della famiglia


L'evento che certamente ha dato l'avvio alla critica moderna della famiglia è il libro La società antica, scritto nel 1877 da Lewis Henry Morgan, che viene considerato il fondatore dell'antropologia americana.


Questa pubblicazione è la risultante di un'accurata ricerca, a cui dedicò oltre quarant'anni della sua attività di studioso della preistoria e delle istituzioni sociali.


A quel tempo la teoria dell'evoluzione era appena stata enunciata da Darwin, e Morgan fu uno dei primi che l'applicarono agli studi antropologici



Da Morgan ad Engels: la famiglia patrilineare è funzionale alla proprietà privata


L'etnologo russo Maxim Kovalevsky, tornando dagli Stati Uniti in Inghilterra, portò con sé una copia del libro di Morgan al suo amico Karl Marx, perché ne prendesse visione.


Marx ed Engels si mostrarono subito interessati a questa pubblicazione, in quanto ritennero che Morgan avesse applicato alla preistoria dell'umanità ed alle società antiche lo stesso metodo dialettico applicato da loro alla moderna società capitalistica, cioè il materialismo storico.


Anni dopo, dopo la scomparsa di Marx, collaboratore principale nell'elaborazione della scienza della rivoluzione, Friedrich Engels pubblicò le comuni riflessioni sull'argomento nello scritto L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, apparso nel 1884 e successivamente in un'edizione riveduta nel 1891, qualche anno prima della sua stessa morte.


La tesi fondamentale è che anche le istituzioni sociali fondamentali come la famiglia non sono immutabili, tesi questa che dà loro un alone di sacralità ma che la storia della vita sociale umana non convalida, in quanto anche tali istituzioni hanno subito trasformazioni nel tempo, e quindi presumibilmente ne subiranno ancora.


Più nel concreto Engels, sulla scia delle ricerche antropologiche del Morgan, individuò una prima cesura, a livello di storia dell'istituzione famiglia, nel momento del passaggio dall'epoca della società selvaggia (economia di caccia e raccolta) a quella della società civile (inizio dello sviluppo della metallurgia), che corrisponde anche al passaggio da una primitiva proprietà collettiva alla proprietà privata. A livello di storia della famiglia, questi due periodi storici ben delineati corrispondono a due modalità costitutive della famiglia ben differenziate: la famiglia matrilineare e la famiglia patrilineare.



Critiche alle tesi di Morgan-Engels sulla storia della famiglia [modifica]


Questa visione della preistoria umana, che nega l'identificazione della famiglia con la famiglia patriarcale, e soprattutto che lega la famiglia patriarcale alla proprietà privata, ed anche altre ricerche che comunque utilizzavano i metodi e i risultati di Morgan, Edward Tylor ed altri autori evoluzionisti contemporanei a Darwin, hanno trovato immediate critiche in nuove correnti del pensiero antropologico, come quelle che facevano capo a Franz Boas negli Stati Uniti ed Alfred Radcliffe-Brown in Inghilterra.



La critica della famiglia in Teilhard de Chardin


Con Teilhard de Chardin la critica non è rivolta più a questa o quella forma di famiglia, ma all'istituzione in sé, in quanto coglie che dal punto di vista della natura e di ciò che nella natura è la vera vita, cioè l'evoluzione, ciò che è destinato a rimanere è la coppia, mentre la famiglia è stato solo un espediente della natura per come dire "guadagnare tempo" in attesa di una maggiore maturazione della specie.


Quindi, se da un lato questa posizione può apparire ancor più radicalmente critica della famiglia di quegli stessi critici come Marx ed Engels - paradossale a dirsi, in quanto Teilhard è sempre rimasto legato alla Chiesa Cattolica, che da parte sua non gli ha certamente reso la vita facile -, è anche perché, in una epistemologia materialista come quella dei due allievi di Hegel, che non può vedere lo spirito come scopo e fine della storia, questo estremismo nella critica della famiglia appare come un non senso.


Solo l'amore portato all'eccesso per lo spirito e per l'evoluzione ha mosso lo sguardo scientifico e profetico di Teilhard a vedere oltre la non più essenzialità della stessa struttura sociale familiare per portare avanti l'evoluzione. Ma qui già ci si muove nell'ambito dei tempi lunghi dell'evoluzione, anche se Teilhard non credeva che questi più ragionevoli tempi lunghi, ormai che si è già giunti alle soglie del trionfo dello spirito, sarebbero più stati lunghi ancora per molto.


A parte questo, anche la visione evoluzionistica di Teilhard concorda nel ritenere che l'avvenire dell'evoluzione umana è di una maggiore socializzazione, e non, come in Max Stirner o Nietzsche, in uno sviluppo estremo dell'individualismo che ponga questi sempre più estranei a chi ancora si confonde con la coscienza collettiva, e che quindi non è ancora nato come individuo.


L'avvenire dell'evoluzione è dato dal fatto che più socializzazione corrisponde a meno alienazione, cioè in sostanza che l'essenza umana sta proprio nella sua natura relazionale, per cui l'uomo astratto non esiste, poiché l'essere umano è una relazione, sempre.


Ciò significa che in Teilhard lo spirito non è una fredda astrazione, ma è quella forza erotica con le stesse caratteristiche della forza gravitazionale descritta da Newton e poi da Albert Einstein, la quale unisce i tanti atomi umani in un'unica mente sociale, che, giunta ad una soglia critica, è in grado di determinare la fine della storia dell'universo. Quell'universo che, nato dal suo frammentarsi con il big bang, si è ricostituito infine in unità alla fine del mondo, con il ricercarsi vicendevole dei frammenti di sè.


Del resto, questa era anche la verità dell'amore che il filosofo greco Platone 2400 anni fa aveva colto come essere il vero senso dell'amore, e che ha fatto dire a Dante Alighieri "l'amor che move il sol e l'altre stelle", indicando il motore vero dell'universo e della sua storia, ossia l'amore. Quello stesso amore che ha concepito la famiglia, e che adesso con lo stesso amore muove verso nuove mete evolutive, andando oltre la famiglia.



La critica della famiglia in ambito psichiatrico


A partire dagli anni '60, in piena epoca di contestazioni generalizzate, ed in particolare sull'onda delle nuove esperienze di medicalizzazione psichica o psichiatrica di tipo alternativo, si è venuto creando un movimento di pensiero che talvolta ha preso forme e denominazioni, come il movimento dell'antipsichiatria, dai quali è scaturita anche una copiosa letteratura, che ha preso criticamente di mira l'istituzione famiglia.


Ciò si è verificato, ad esempio, nei saggi dell'antipsichiatra inglese David Cooper, che ha accusato la famiglia di essere agente del capitale, suo estremo baluardo difensivo e fonte di epidemie sociali psicopatologiche. Sulla stessa linea si è mosso Ronald David Laing, collega di Cooper nella "Tavistock Clinic" di Londra.


Lo stesso filosofo e premio Nobel Jean Paul Sartre scrisse la prefazione al loro libro comune "Ragione e violenza" del 1964, esprimendo il suo sostegno sia al loro approccio fenomenologico ed esistenzialistico ai disagi psichici, sia alle loro ricerche in funzione psicoterapeutica "sull'ambiente familiare considerato come gruppo e come serie", concetto quest'ultimo elaborato nell'ambito della "Critica della ragione dialettica" sulle tipologie di gruppo (gruppo-soggetto od assoggettati), scritto nel 1960 dallo stesso filosofo francese.


La tesi di Laing e Cooper in questo ambito sostiene che alcuni individui diventano come dei parafulmini sociali, costituendo come gli anelli deboli del sistema, ed in quanto tali si fanno carico delle contraddizioni che tale sistema sociale e familiare non è in grado di gestire, e nello stesso tempo intende rimuovere, non volendo farsene carico. Pertanto, in questa visione, la psichiatria ufficiale diviene parte integrante di questo meccanismo di esorcismo delle falle di tale sistema, confermando tale operazione patologizzante gli individui bersaglio.

 
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