°°Dove ti porta il Cuore°°

ALDA MERINI

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view post Posted on 23/1/2009, 08:55
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MaryRosa

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ALDA MERINI


[Alda Merini, da Vuoto d'amore, 1991]


Potente Voce della Poesia Italiana Contemporanea


fonde, dentro e fuori al Labirinto della Follia,


Vita e Opere  in una unica inscindibile forma




Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.






Solo una mano d'angelo
intatta di sè, del suo amore per sè,
potrebbe
offrirmi la concavità del suo palmo
perché vi riversi il mio pianto.
La mano dell'uomo vivente
è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,
è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi
per il tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque, soltanto una mano di angelo bianco
dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso
potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo
senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.






Amore,
vola da me
con l'aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l'ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d'albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa' delle due braccia
due ali d'angelo
e porta anche a me un po' di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.





Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all'alba
se io sarò tra le tue braccia.





Io cerco invano

cerco la mia mano di uomo


che cresce nel mio cuore


come un albero in terra


e sazio il cuore ebbro


di altrettanti poeti.



Canzone d'amore per Giuliano Grittini


Il mio vecchio che sembra un ragazzo
e che tante volte avrei voluto uccidere
per gelosia e amore.


il mio vecchio che mi ha celebrato come venere
e mi ha messo su tutti i giornali.


il mio vecchio con cui ho fatto numerosi viaggi
e che non tornerà più


dovrebbe dire a certe donne che
i suoi bianchi capelli
sono quelli del divino apollo
che incanta tutte le donne
e che io dafne mi nascondo tra i rami degli alberi
per non essere presa tra le sue braccia.


lui ha percorso mari e monti per conquistarmi
ma io sono un tronco di puro silenzio
e non gli farò vedere il mio fogliame.


il mio uomo che è bianco di capelli
e giovane di anni mi ha sempre portato lontano
e non ha mai ritratto queste fanciulle
che credono che un uomo,


un uomo divino possa un giorno baciarle sulla bocca



E’ difficile dimostrare che un morto è esistito


che ha avuto una vita propria
una propria candela
un proprio infinito universo a Milano
non se ne parla più
perché il morto ha conosciuto altri morti
ha acceso infinite fontane
ha dato vita a una molteplicità di giochi di stanchezze
di inviti alla pace e alla sapienza
ma qui intorno stanno costruendo un muro
lo fanno apposta per mettere tra me e il passato un nuovo silenzio
non solo i vicini non ti parlano
ma costruiscono altri muri altre menzogne altre case
il manicomio era più pietoso più confuso meno vociante
questa confusione totale ti dà alla testa
promuove in te un acuto spettacolo di morte
Milano è così
un eterno funerale delle cose passate
delle orge di virtù congeste
è difficile tramutare l’odio in amore


e tutti i correlati dell’odio sono fusi in un’unica menzogna
la presenza di un cadavere fisso che si chiama passato ombra
ricordo
c’erano moventi veri moventi giusti per rompere Milano
in due tre parti in mille parti
come un pane da dare a molti
in realtà è stata conferita l’orgia del veleno
un uomo a cui avevo affidato il caso della mia vita se ne è andato
perché non scrivessi più
arrabbiato come un cane perché non approvavo
i suoi mille delitti di pensiero perché non
avevo approvato il suo pasto di omertà
voleva essere l’ultimo intellettuale del mondo
l’ultimo amante ferito
e Milano è così piena di questi rompiscatole
che amano trovare tra i libri l’essenza della religione
e travolgerla nei loro delitti
e di fatto il peccato è scomparso


ma anche la viva voce del mio demonio. 




Vedo, in questo gelido tuo sguardo,


l’ultima morte. Si è staccata in viso

e sorridi beata del tuo tempo.
Pensa che adesso, esuli del padre
e della madre, non abbiamo più,
del sole il bel colore


  e abbiamo perduto dio, così lontano.



Alle quattro del mattino
io mi sveglio
e mi metto contro un muro
su una parete comune che non esiste.
Misero
tutte le mie energie vitali vanno a morire
dentro quel legno
e finalmente cessa la mia disperazione.
La notte è finita
ma nessuno apre la porta.
Nessuno siederà con me su quella panca
nessuno avrà alle spalle un muro.
C’è una fessura nella mia porta
che io non ho mai voluto riparare
da cui entrano gli spifferi, le arie più indecenti
e forse qualcuno
da quella fessura
mi eroga del gas.
Sto vicino alla fessura perché ho perso il mio amore
e spero che il vicino di casa mi uccida
ma chiude e non mi saluta.
Poi ho amato un giovane
era molto bello e io volevo baciarlo sulla bocca
e lui mi ha detto
che per chi fuma come me
su una panca e solo
non c’era speranza
non c’erano amore.
Il ragazzo se n’è andato
e mi ha chiesto di fare altrettanto
ho scoperto che anche lui era un virtuale assassino
e difatti ha ucciso il mio io.
Sono sicuri tutti che io sia una donna anziana
che non abbia più niente da domandare alla vita
ma quei dieci anni di castità
mi fanno morire.
Voglio fare qualcosa di insolito
sposarmi un prete
tirarlo via da quell’opificio tremendo che è la chiesa
perché ho scoperto che il prete non lo sa
che Cristo era un uomo volgare
e naturalmente non posso vedere un prete giovane
coordinare funerali immensi
e sentire i peccati dei moribondi.
Allora sulla panca io sto a vedere traverso il muro
che cosa succede nel vecchio manicomio
ed è come trovare le prove di un delitto
che la polizia non scoprirà mai
il delitto della mia voce e della mia casa
e perché mi hanno rinchiuso là dentro
e in nome di quale voracità
aspetto il vicino di casa
aspetto che mi faccia morire
e sono sicura che anche lui mi ha violentata.




C’era una volta un ladro di nome Giuseppe


così buono che tutti i bambini lo ammiravano.
Era un ladro affabulatore che inventava cose inesistenti
A cui i bambini credevano. Come i poeti che raccontano
cose inesistenti agli altri per far credere che la vita sia
migliore di quella che è
e di fatto tutto è migliore di quello che sembra
basta saperlo sognare.
Perché il ladro rubava, rubava la verità e la colorava di fresco
e usava dei pennarelli adatti ai bambini, così alle volte debbo
dire che Milano, grande com’è
non merita i propri bambini-poeti
che aspettano, come dissi per tanto tempo, un pifferaio che li
accompagni lontano, verso la felicità. 




Lirica Antica 


Caro, dammi parole di fiducia


per te, mio uomo, l'unico che amassi


in lunghi anni di stupido terrore,


fa che le mani m'escano dal buio


incantesimo amaro che non frutta...


Sono gioielli, vedi, le mie mani,


sono un linguaggio per l'amore vivo


ma una fosca catena le ha ben chiuse


ben legate ad un ceppo. Amore mio


ho sognato di te come si sogna


della rosa e del vento,


sei purissimo, vivo, un equilibrio


astrale, ma io sono nella notte


e non posso ospitarti. Io vorrei


che tu gustassi i pascoli che in dono


ho sortiti da Dio, ma la paura


mi trattiene nemica; oso parole,


solamente parole e se tu ascolti


fiducioso il mio canto, veramente.




 Ho conosciuto in te le meraviglie...


meraviglie d'amore sì scoperte


che parevano a me delle conchiglie


ove odoravo il mare e le deserte


spiagge corrive e lì dentro l'amore


mi sono persa come alla bufera


sempre tenendo fermo questo cuore


che (ben sapevo) amava una chimera.


[da "FOLLE,FOLLE,FOLLE D'AMORE"]



Occorre un amore grande
per viverti accanto, amor mio,
e cavalcare un destino
che è come un puledro avverso,
come una macchina astrusa.
E tu vorresti scendere,
guardare pascoli azzurri
e invece il destino bizzarro
sbatacchia le povere ali
e immiserisce l' amore.
Così, quando è sera,
io mi adagio al tuo fianco
come vergine stanca,
né so cosa tu mi puoi dare,
né sai cos' io voglia dire.








La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.



A te, Giorgio,
noto istrione della parola,
mio oscuro disegno,
mio invincibile amore,
sono sfuggita, tuo malgrado,
eppure mi hai ingabbiato
nella salsedine
della tua lingua.
Tu, primissimo amore mio,
hai avuto pudore
del mio atroce destino,
tu mi hai preso un giorno
sull'erba, al calore del sole,
la perla della mia giovinezza.
Com'era bello, amore,
sentirti spergiuro.
E tu che non volevi.
Tu, per cui ero
la sofferta Beatrice delle ombre.
Ma non eri tu ad avermi,
era la psicanalisi.
E in fondo, Giorgio,
ho sempre patito
quel che ti ho fatto patire.


[Da La palude di Manganelli, 1992]




I bambini secondo me hanno un'anima in formazione


vivono come sospesi tra ciò che è puramente sensibile


e ciò che si può fantasticare partendo da ciò che è sensibile.



L'anima e soprattutto la follia


vanno oltre le cose reali,


immaginano un verità vera non contraffatta dal caso.



Chi possiede l'anima


è a sua volta posseduto dall'amore dell'anima


che non è narcisismo
ma è fiore di poesia,


proprio fiore di poesia, momento magico


del deserto della scrittura.



Non ho bisogno di denaro,

non mi serve veramente niente

che si possa comprare.

Ho bisogno di sentimenti,

di parole sincere,

di pensieri,

di persone vere,

di sogni, di sorrisi, di stelle.

Ho bisogno di poesia...

che mi regala emozioni

e colori nuovi.



I poeti lavorano di notte

quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

 

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere Iddio.

 

Ma i poeti

nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle

 


 

Chi sei?


Sei il culmine del monte di cui i secoli
sovrapposti determinano i fianchi,
la Vetta irraggiungibile,
il compendio di tutta la Natura
per entro cui la nostra mente indaga.
Sei Colui che ha due Volti: uno di luce
pascolo delle anime beate,
ed uno fosco
indefinito, dove son sommerse
la gran parte dell’anime, cozzanti
contro la persistente
ombra nemica: e vanno, in quelle tenebre,
protendendo le mani come ciechi.

[ da “Fiore di poesia”ed. Einaudi]









Da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva.


Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal '50 al '53, la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, al quale dedica le Due poesie per Q., edite ne Nel '53 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano. Nello stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane.

Il '55 è anche l'anno della nascita della prima figlia; al pediatra della bambina, Pietro, è dedicata la raccolta Tu sei Pietro, edita nel '61 da Scheiwiller. Segue un silenzio durato vent'anni.


Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà definitivamente solo nel '72 — a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre tre figlie — ma l'alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al '79.


Nel '79 il silenzio è finalmente rotto e la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del Premio Librex Montale nel '93.


La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia.


La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche, scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini durante l'internamento, sul n.4 della rivista «Il cavallo di Troia», è il 1982. Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la fine dell'ostracismo dell'artista.


Nell'81 muore Ettore Carniti. Rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri.   L'intesa fra i due si fa sempre più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano.  

Nell'83 dedica al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto.   Pierri — il quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende cura di lei e

nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra.   Sempre nello stesso periodo la Merini ultima la stesura del suo primo testo in prosa L'altra verità. Diario di una diversa, nel quale la devastante esperienza dell'internamento viene descritta in una prosa dal forte accento lirico, testimonianza di un'inevitabile uniformità percettiva.

Questi anni di apparente tranquillità vengono però deturpati dal riaffacciarsi del demone della follia e la Merini sperimenta nuovamente le torture dell'ospedale psichiatrico a Taranto.


Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo.   Ricomincia a scrivere con continuità, affiancando poesia e prosa: Delirio amoroso, scritto nell'89, e Il tormento delle figure, del '90, ne sono gli esempi.


Nel '91 muore l'amico Giorgio Manganelli.


Dal '92 al '96 escono Ipotenusa d'amore, La palude di Manganelli o il monarca del re e Un'anima indocile, testi misti di prosa e poesia nei quali la memoria diventa evocazione struggente e drammatica.


Nel '93 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno, dallo stile più colloquiale rispetto alle precedenti. Nello stesso periodo esce la prosa La pazza della porta accanto e nel '94 il volume Sogno e poesia, con venti incisioni di venti artisti contemporanei.


Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel '96 le viene aggiudicato il Premio Viareggio per la Poesia. Nel 1996 Alda Merini viene proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Académie française.


Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico.


Sempre del '97 un'antologia del lavoro dell'autrice, curata dall'amica Maria Corti, dal titolo Fiore di poesia 1951-1997, nella quale compaiono anche alcune liriche inedite.


Nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con Maria, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l'aspetto più umano e femminile e che, nel settembre dello stesso anno, le vale il Premio Dessì per la Poesia.


Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea. E' impossibile riuscire a dare un ordine, catalogare il lavoro di un'artista che ha fuso vita e arte in un'unica forma inscindibile.






La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che goica con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.


[Da La volpe e il sipario, 1997]




Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello di Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata


[Da La Terra Santa, 1984]



Padre che fosti a me, grande poeta,
bene ricordo la tua cetra viva
e le tue dita bianche affusolate
che varcavano il solco del mio seno.
E io ricordo tutto, le bufere
i venti aperti e quella confusione
che trovava la nostra poesia.
Parlavamo il linguaggio dei poeti
casto, accorato senza delusioni
o eravamo delusi di noi stessi
poveri, confinati nello spazio
come astronauti sulla stessa luna.


[da Le poesie per Quasimodo]




ALDA MERINI


Bibliografia


La presenza di Orfeo, Schwarz, 1953
Nozze romane, Schwarz, 1955
Paura di Dio, Scheiwiller, 1955
Tu sei Pietro, Scheiwiller, 1961
Destinati a morire, Lalli, 1980
Le rime petrose, 1983 (ed. privata)
Le satire della Ripa, Laboratorio Arti Visive, 1983
Le più belle poesie, 1983 (ed. privata)
La Terra Santa, Scheiwiller, 1984
La Terra Santa e altre poesie, Lacaita, 1984
L’altra verità. Diario di una diversa, Scheiwiller, 1986
Fogli bianchi, Biblioteca Cominiana, 1987
Testamento, Crocetti, 1988
Delirio amoroso, Il melangolo, 1989
Il tormento delle figure, Il melangolo, 1990
Vuoto d’amore, Einaudi, 1991
Valzer, TS, 1991
Balocchi e poesie, TS, 1991
Le parole di Alda Merini, Stampa Alternativa, 1991
La vita felice: aforismi, Pulcinoelefante, 1992
Ipotenusa d’amore, La vita felice, 1992
Aforismi, Nuove Scritture, 1992
La palude di Manganelli o Il monarca re, La vita felice, 1992
Rime dantesche, Divulga, 1993
Le zolle d’acqua, Montedit, 1993
Se gli angeli sono inquieti, Shakespeare and Company, 1993
La presenza di Orfeo: 1953-1962, Scheiwiller, 1993
Titano amori intorno, La vita felice, 1994
25 poesie autografe, La città del sole, 1994
Doppio bacio mortale, Lietocolle, 1994
Reato di vita. Autobiografia e poesia, Melusine, 1994
Il fantasma e l’amore, Melusine, 1994
La pazza della porta accanto, Bompiani, 1995
Ballate non pagate, Einaudi, 1995
Sogno e poesia, La vita felice, 1995
Lettera ai figli, Lietocolle, 1995
La Terra Santa: Destinati a morire – La Terra Santa – Le satire della ripa – Le rime petrose – Fogli bianchi
, Scheiwiller, 1996
Aforismi, Edizioni Pulcinoelefante, 1996

Un’anima indocile, La vita felice, 1996
Refusi, Zanetto, 1996
Immagini a voce, Motorola, 1996
La vita felice: sillabario, Bompiani, 1996
La vita facile, Bompiani, 1997
La volpe e il sipario, Girardi, 1997
Orazioni piccole, Edizioni dell’Ariete, 1997
Curva in fuga, Edizioni dell’Ariete, 1997
Ringrazio sempre chi mi dà ragione, Stampa Alternativa, 1997
Lettere a un racconto prose lunghe e brevi, Rizzoli, 1998
Fiore di poesia 1951-1997, Einaudi, 1998
Eternamente vivo, L’Incisione, 1998
57 poesie, Mondadori, 1998
Favole, orazioni, salmi, La libraria, 1998
L’uovo di Saffo. Alda Merini e Enrico Baj, Colophon, 1999
Le ceneri di Dante: con una bugia di ceneri, Pulcinoelefante, 1999
Aforismi e magie, Rizzoli, 1999
La poesia luogo del nulla. Poesie e parole con Chicca Gagliardo e Guido Spaini, Manni, 1999
Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta, Scheiwiller, 1999
Lettera a Maurizio Costanzo, Lietocolle, 1999
Vanni aveva mani lievi, Aragno, 2000
Le poesie di Alda Merini 1997-1999, La vita felice, 2000
Superba è la notte 1996-1999, Einaudi, 2000
Una poesia, Pulcinoelefante, 2002
Tre aforismi, Pulcinoelefante, 2000
Amore, Pulcinoelefante, 2000
Due epitaffi e un testamento, Pulcinoelefante, 2000
L’anima innamorata, Frassinelli, 2000
Corpo d’amore: un incontro con Gesù, Frassinelli, 2001
Maledizioni d’amore, Acquaviva, 2002
Il paradiso, Pulcinoelefante, 2002
Anima, Pulcinoelefante, 2002
Ora che vedi Dio, Pulcinoelefante, 2002
Un aforisma, Pulcinoelefante, 2002
Folle, folle, folle d’amore per te, Salani, 2002
Magnificat. Un incontro con Maria, Frassinelli, 2002
Il maglio del poeta, Manni, 2002
Silenzio, Pulcinoelefante, 2002
La vita, Pulcinoelefante, 2002
La carne degli angeli, Frassinelli, 2003
Più bella della poesia è stata la mia vita, Einaudi, 2003
Alla tua salute, amore mio: poesie, aforismi, Acquaviva, 2003
Poema di Pasqua, Acquaviva, 2003
Clinica dell’abbandono, Einaudi, 2004
Cartes (Des), Vicolo del Pavone, 2004
Dopo tutto anche tu, San Marco dei Giustiniani, 2004





Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.



Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.

da "La carne degli angeli"





Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d'angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose,
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa:
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti da larga resa.





tu non puoi togliermi questa dimensione di luce
nè abbattere il cordoglio della fede
perduta,questa fede così grande
e trasparente come quercia
che pare a me un bell'albero infinito,
e la luce dirompe dalle vene
nel segreto magnetico del carme.
Combattuta tra te e la mia agonia,
ora fugge l'amore:è canto pieno...
nato da vita che ben mi assicura
molta pietà del mio povero corpo.

 
[da: Ballate non pagate di Alda Merini]





Tu Amleto di carta sei una perla che ha visto la morte.
Un giorno tanti anni fa quando hai visto una donna hai pensato
che fosse la tua fede in Dio.
Era bella ma era amara come tutte le sorti dell'uomo.
Come amante eri un saggio
bevendo lei hai bevuto la sua cicuta.
Come era amara e come era dolce.
Possedendo lei hai sentito nel suo grembo la polvere di tante strade
hai visto rose e cancelli, cancelli e rose.
Possedendo lei hai capito che la vita era uno sbaglio
e che solo l'amore è la vera tragedia dell'uomo.
Non eri mai stato un uomo e lei non era mai stata una donna.
Il fatto è che uniti dalle vostre mani
avevate scoperto che eravate grandi come l'universo.
Il vostro errore è stato quello di scoprire la verità.
Tu oggi sei morto
ma non è che sei morto perchè hai una sepoltura
ma perchè hai mangiato, digerito e amato il suo cuore
come si mangia la luna e il sole.
Tu sei diventato il re dell'universo, tu sei impazzito d'amore.
Ti piace sentirla lontana dal tuo martirio
dalla tua veloce bocca che è sempre un figlio
un condottiero segreto che naviga il dolore come un gaudio.
Ma poi un giorno avete scoperto una terra
dove non abitava nessuno e lì avete messo la tenda dell'amore.
Avete mangiato i vostri pensieri come una cacciagione.
Come sono belli i pensieri d'amore
sono colombe alte di cui si mangiano anche le piume.
Eppure il cuore del vostro cuore non è una statua solitaria
ma un occhio in cui tanti guardano
per concepire il paradiso della pace.
Tu e lei siete morti in questo silenzio
ma la vostra sepoltura non è mai esistita.


 
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Milano, arriva un colorato murale dedicato ad Alda Merini
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