| ALDA MERINI [Alda Merini, da Vuoto d'amore, 1991] Potente Voce della Poesia Italiana Contemporanea fonde, dentro e fuori al Labirinto della Follia, Vita e Opere in una unica inscindibile forma
Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.
Solo una mano d'angelo intatta di sè, del suo amore per sè, potrebbe offrirmi la concavità del suo palmo perché vi riversi il mio pianto. La mano dell'uomo vivente è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri, è troppo ricolma di vita e di plasma di vita! Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi per il tranquillo pianto del proprio fratello! E dunque, soltanto una mano di angelo bianco dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.
Amore, vola da me con l'aeroplano di carta della mia fantasia, con l'ingegno del tuo sentimento. Vedrai fiorire terre piene di magia e io sarò la chioma d'albero più alta per darti frescura e riparo. Fa' delle due braccia due ali d'angelo e porta anche a me un po' di pace e il giocattolo del sogno. Ma prima di dirmi qualcosa guarda il genio in fiore del mio cuore.
Accarezzami, amore, ma come il sole che tocca la dolce fronte della luna. Non venirmi a molestare anche tu con quelle sciocche ricerche sulle tracce del divino. Dio arriverà all'alba se io sarò tra le tue braccia.
Io cerco invano
cerco la mia mano di uomo che cresce nel mio cuore come un albero in terra e sazio il cuore ebbro
di altrettanti poeti. Canzone d'amore per Giuliano Grittini Il mio vecchio che sembra un ragazzo e che tante volte avrei voluto uccidere per gelosia e amore. il mio vecchio che mi ha celebrato come venere e mi ha messo su tutti i giornali. il mio vecchio con cui ho fatto numerosi viaggi e che non tornerà più dovrebbe dire a certe donne che i suoi bianchi capelli sono quelli del divino apollo che incanta tutte le donne e che io dafne mi nascondo tra i rami degli alberi per non essere presa tra le sue braccia.
lui ha percorso mari e monti per conquistarmi ma io sono un tronco di puro silenzio e non gli farò vedere il mio fogliame. il mio uomo che è bianco di capelli e giovane di anni mi ha sempre portato lontano e non ha mai ritratto queste fanciulle che credono che un uomo,
un uomo divino possa un giorno baciarle sulla bocca
E’ difficile dimostrare che un morto è esistito che ha avuto una vita propria una propria candela un proprio infinito universo a Milano non se ne parla più perché il morto ha conosciuto altri morti ha acceso infinite fontane ha dato vita a una molteplicità di giochi di stanchezze di inviti alla pace e alla sapienza ma qui intorno stanno costruendo un muro lo fanno apposta per mettere tra me e il passato un nuovo silenzio non solo i vicini non ti parlano ma costruiscono altri muri altre menzogne altre case il manicomio era più pietoso più confuso meno vociante questa confusione totale ti dà alla testa promuove in te un acuto spettacolo di morte Milano è così un eterno funerale delle cose passate delle orge di virtù congeste è difficile tramutare l’odio in amore e tutti i correlati dell’odio sono fusi in un’unica menzogna la presenza di un cadavere fisso che si chiama passato ombra ricordo c’erano moventi veri moventi giusti per rompere Milano in due tre parti in mille parti come un pane da dare a molti in realtà è stata conferita l’orgia del veleno un uomo a cui avevo affidato il caso della mia vita se ne è andato perché non scrivessi più arrabbiato come un cane perché non approvavo i suoi mille delitti di pensiero perché non avevo approvato il suo pasto di omertà voleva essere l’ultimo intellettuale del mondo l’ultimo amante ferito e Milano è così piena di questi rompiscatole che amano trovare tra i libri l’essenza della religione e travolgerla nei loro delitti e di fatto il peccato è scomparso ma anche la viva voce del mio demonio. Vedo, in questo gelido tuo sguardo,
l’ultima morte. Si è staccata in viso
e sorridi beata del tuo tempo. Pensa che adesso, esuli del padre e della madre, non abbiamo più, del sole il bel colore e abbiamo perduto dio, così lontano.
Alle quattro del mattino io mi sveglio e mi metto contro un muro su una parete comune che non esiste. Misero tutte le mie energie vitali vanno a morire dentro quel legno e finalmente cessa la mia disperazione. La notte è finita ma nessuno apre la porta. Nessuno siederà con me su quella panca nessuno avrà alle spalle un muro. C’è una fessura nella mia porta che io non ho mai voluto riparare da cui entrano gli spifferi, le arie più indecenti e forse qualcuno da quella fessura mi eroga del gas. Sto vicino alla fessura perché ho perso il mio amore e spero che il vicino di casa mi uccida ma chiude e non mi saluta. Poi ho amato un giovane era molto bello e io volevo baciarlo sulla bocca e lui mi ha detto che per chi fuma come me su una panca e solo non c’era speranza non c’erano amore. Il ragazzo se n’è andato e mi ha chiesto di fare altrettanto ho scoperto che anche lui era un virtuale assassino e difatti ha ucciso il mio io. Sono sicuri tutti che io sia una donna anziana che non abbia più niente da domandare alla vita ma quei dieci anni di castità mi fanno morire. Voglio fare qualcosa di insolito sposarmi un prete tirarlo via da quell’opificio tremendo che è la chiesa perché ho scoperto che il prete non lo sa che Cristo era un uomo volgare e naturalmente non posso vedere un prete giovane coordinare funerali immensi e sentire i peccati dei moribondi. Allora sulla panca io sto a vedere traverso il muro che cosa succede nel vecchio manicomio ed è come trovare le prove di un delitto che la polizia non scoprirà mai il delitto della mia voce e della mia casa e perché mi hanno rinchiuso là dentro e in nome di quale voracità aspetto il vicino di casa aspetto che mi faccia morire e sono sicura che anche lui mi ha violentata.
C’era una volta un ladro di nome Giuseppe così buono che tutti i bambini lo ammiravano. Era un ladro affabulatore che inventava cose inesistenti A cui i bambini credevano. Come i poeti che raccontano cose inesistenti agli altri per far credere che la vita sia migliore di quella che è e di fatto tutto è migliore di quello che sembra basta saperlo sognare. Perché il ladro rubava, rubava la verità e la colorava di fresco e usava dei pennarelli adatti ai bambini, così alle volte debbo dire che Milano, grande com’è non merita i propri bambini-poeti che aspettano, come dissi per tanto tempo, un pifferaio che li accompagni lontano, verso la felicità.
Lirica Antica
Caro, dammi parole di fiducia per te, mio uomo, l'unico che amassi in lunghi anni di stupido terrore, fa che le mani m'escano dal buio incantesimo amaro che non frutta... Sono gioielli, vedi, le mie mani,
sono un linguaggio per l'amore vivo ma una fosca catena le ha ben chiuse ben legate ad un ceppo. Amore mio ho sognato di te come si sogna della rosa e del vento, sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte e non posso ospitarti. Io vorrei che tu gustassi i pascoli che in dono ho sortiti da Dio, ma la paura mi trattiene nemica; oso parole, solamente parole e se tu ascolti fiducioso il mio canto, veramente. Ho conosciuto in te le meraviglie... meraviglie d'amore sì scoperte che parevano a me delle conchiglie ove odoravo il mare e le deserte spiagge corrive e lì dentro l'amore
mi sono persa come alla bufera sempre tenendo fermo questo cuore che (ben sapevo) amava una chimera. [da "FOLLE,FOLLE,FOLLE D'AMORE"] Occorre un amore grande per viverti accanto, amor mio, e cavalcare un destino che è come un puledro avverso, come una macchina astrusa. E tu vorresti scendere, guardare pascoli azzurri e invece il destino bizzarro sbatacchia le povere ali e immiserisce l' amore. Così, quando è sera, io mi adagio al tuo fianco come vergine stanca, né so cosa tu mi puoi dare, né sai cos' io voglia dire.
La mia poesia è alacre come il fuoco, trascorre tra le mie dita come un rosario. Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore, sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida, sono il poeta che canta e non trova parole, sono la paglia arida sopra cui batte il suono, sono la ninnanànna che fa piangere i figli, sono la vanagloria che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.
A te, Giorgio, noto istrione della parola, mio oscuro disegno, mio invincibile amore, sono sfuggita, tuo malgrado, eppure mi hai ingabbiato nella salsedine della tua lingua. Tu, primissimo amore mio, hai avuto pudore del mio atroce destino, tu mi hai preso un giorno sull'erba, al calore del sole, la perla della mia giovinezza. Com'era bello, amore, sentirti spergiuro. E tu che non volevi. Tu, per cui ero la sofferta Beatrice delle ombre. Ma non eri tu ad avermi, era la psicanalisi. E in fondo, Giorgio, ho sempre patito quel che ti ho fatto patire.
[Da La palude di Manganelli, 1992]
I bambini secondo me hanno un'anima in formazione vivono come sospesi tra ciò che è puramente sensibile e ciò che si può fantasticare partendo da ciò che è sensibile. L'anima e soprattutto la follia
vanno oltre le cose reali, immaginano un verità vera non contraffatta dal caso. Chi possiede l'anima
è a sua volta posseduto dall'amore dell'anima che non è narcisismo ma è fiore di poesia, proprio fiore di poesia, momento magico del deserto della scrittura. Non ho bisogno di denaro, non mi serve veramente niente che si possa comprare. Ho bisogno di sentimenti, di parole sincere, di pensieri, di persone vere, di sogni, di sorrisi, di stelle. Ho bisogno di poesia... che mi regala emozioni e colori nuovi. I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle Chi sei? Sei il culmine del monte di cui i secoli sovrapposti determinano i fianchi, la Vetta irraggiungibile, il compendio di tutta la Natura per entro cui la nostra mente indaga. Sei Colui che ha due Volti: uno di luce pascolo delle anime beate, ed uno fosco indefinito, dove son sommerse la gran parte dell’anime, cozzanti contro la persistente ombra nemica: e vanno, in quelle tenebre, protendendo le mani come ciechi.
[ da “Fiore di poesia”ed. Einaudi]
Da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l'intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva. Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal '50 al '53, la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, al quale dedica le Due poesie per Q., edite ne Nel '53 sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano. Nello stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane.Il '55 è anche l'anno della nascita della prima figlia; al pediatra della bambina, Pietro, è dedicata la raccolta Tu sei Pietro, edita nel '61 da Scheiwiller. Segue un silenzio durato vent'anni. Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà definitivamente solo nel '72 — a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre tre figlie — ma l'alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al '79. Nel '79 il silenzio è finalmente rotto e la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del Premio Librex Montale nel '93. La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia. La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche, scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini durante l'internamento, sul n.4 della rivista «Il cavallo di Troia», è il 1982. Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la fine dell'ostracismo dell'artista. Nell'81 muore Ettore Carniti. Rimasta sola, la Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. L'intesa fra i due si fa sempre più forte, malgrado i trent'anni e la distanza che li separano. Nell'83 dedica al poeta, e alla memoria del padre, la raccolta Rime petrose, le liriche Per Michele Pierri e Le satire della Ripa; nell'ottobre dello stesso anno i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri — il quale era stato medico prima di dedicarsi interamente alla poesia — si prende cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra. Sempre nello stesso periodo la Merini ultima la stesura del suo primo testo in prosa L'altra verità. Diario di una diversa, nel quale la devastante esperienza dell'internamento viene descritta in una prosa dal forte accento lirico, testimonianza di un'inevitabile uniformità percettiva.Questi anni di apparente tranquillità vengono però deturpati dal riaffacciarsi del demone della follia e la Merini sperimenta nuovamente le torture dell'ospedale psichiatrico a Taranto. Nell'86 fa ritorno a Milano e riprende a frequentare gli amici di un tempo. Ricomincia a scrivere con continuità, affiancando poesia e prosa: Delirio amoroso, scritto nell'89, e Il tormento delle figure, del '90, ne sono gli esempi. Nel '91 muore l'amico Giorgio Manganelli. Dal '92 al '96 escono Ipotenusa d'amore, La palude di Manganelli o il monarca del re e Un'anima indocile, testi misti di prosa e poesia nei quali la memoria diventa evocazione struggente e drammatica.
Nel '93 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno, dallo stile più colloquiale rispetto alle precedenti. Nello stesso periodo esce la prosa La pazza della porta accanto e nel '94 il volume Sogno e poesia, con venti incisioni di venti artisti contemporanei.
Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel '96 le viene aggiudicato il Premio Viareggio per la Poesia. Nel 1996 Alda Merini viene proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall'Académie française.
Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto, simbolico.
Sempre del '97 un'antologia del lavoro dell'autrice, curata dall'amica Maria Corti, dal titolo Fiore di poesia 1951-1997, nella quale compaiono anche alcune liriche inedite.
Nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con Maria, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l'aspetto più umano e femminile e che, nel settembre dello stesso anno, le vale il Premio Dessì per la Poesia.
Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea. E' impossibile riuscire a dare un ordine, catalogare il lavoro di un'artista che ha fuso vita e arte in un'unica forma inscindibile.
La mia poesia è alacre come il fuoco, trascorre tra le mie dita come un rosario. Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore, sono il poeta che grida e che goica con le sue grida, sono il poeta che canta e non trova parole, sono la paglia arida sopra cui batte il suono, sono la ninnanànna che fa piangere i figli, sono la vanagloria che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.
[Da La volpe e il sipario, 1997]
Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre coi ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero. Le più belle poesie si scrivono davanti a un altare vuoto, accerchiati da agenti della divina follia. Così, pazzo criminale qual sei tu detti versi all'umanità, i versi della riscossa e le bibliche profezie e sei fratello di Giona. Ma nella Terra Promessa dove germinano i pomi d'oro e l'albero della conoscenza Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto. Ma tu sì, maledici ora per ora il tuo canto perché sei sceso nel limbo, dove aspiri l'assenzio di una sopravvivenza negata
[Da La Terra Santa, 1984]
Padre che fosti a me, grande poeta, bene ricordo la tua cetra viva e le tue dita bianche affusolate che varcavano il solco del mio seno. E io ricordo tutto, le bufere i venti aperti e quella confusione che trovava la nostra poesia. Parlavamo il linguaggio dei poeti casto, accorato senza delusioni o eravamo delusi di noi stessi poveri, confinati nello spazio come astronauti sulla stessa luna.
[da Le poesie per Quasimodo]
ALDA MERINI
Bibliografia
La presenza di Orfeo, Schwarz, 1953 Nozze romane, Schwarz, 1955 Paura di Dio, Scheiwiller, 1955 Tu sei Pietro, Scheiwiller, 1961 Destinati a morire, Lalli, 1980 Le rime petrose, 1983 (ed. privata) Le satire della Ripa, Laboratorio Arti Visive, 1983 Le più belle poesie, 1983 (ed. privata) La Terra Santa, Scheiwiller, 1984 La Terra Santa e altre poesie, Lacaita, 1984 L’altra verità. Diario di una diversa, Scheiwiller, 1986 Fogli bianchi, Biblioteca Cominiana, 1987 Testamento, Crocetti, 1988 Delirio amoroso, Il melangolo, 1989 Il tormento delle figure, Il melangolo, 1990 Vuoto d’amore, Einaudi, 1991 Valzer, TS, 1991 Balocchi e poesie, TS, 1991 Le parole di Alda Merini, Stampa Alternativa, 1991 La vita felice: aforismi, Pulcinoelefante, 1992 Ipotenusa d’amore, La vita felice, 1992 Aforismi, Nuove Scritture, 1992 La palude di Manganelli o Il monarca re, La vita felice, 1992 Rime dantesche, Divulga, 1993 Le zolle d’acqua, Montedit, 1993 Se gli angeli sono inquieti, Shakespeare and Company, 1993 La presenza di Orfeo: 1953-1962, Scheiwiller, 1993 Titano amori intorno, La vita felice, 1994 25 poesie autografe, La città del sole, 1994 Doppio bacio mortale, Lietocolle, 1994 Reato di vita. Autobiografia e poesia, Melusine, 1994 Il fantasma e l’amore, Melusine, 1994 La pazza della porta accanto, Bompiani, 1995 Ballate non pagate, Einaudi, 1995 Sogno e poesia, La vita felice, 1995 Lettera ai figli, Lietocolle, 1995 La Terra Santa: Destinati a morire – La Terra Santa – Le satire della ripa – Le rime petrose – Fogli bianchi, Scheiwiller, 1996 Aforismi, Edizioni Pulcinoelefante, 1996 Un’anima indocile, La vita felice, 1996 Refusi, Zanetto, 1996 Immagini a voce, Motorola, 1996 La vita felice: sillabario, Bompiani, 1996 La vita facile, Bompiani, 1997 La volpe e il sipario, Girardi, 1997 Orazioni piccole, Edizioni dell’Ariete, 1997 Curva in fuga, Edizioni dell’Ariete, 1997 Ringrazio sempre chi mi dà ragione, Stampa Alternativa, 1997 Lettere a un racconto prose lunghe e brevi, Rizzoli, 1998 Fiore di poesia 1951-1997, Einaudi, 1998 Eternamente vivo, L’Incisione, 1998 57 poesie, Mondadori, 1998 Favole, orazioni, salmi, La libraria, 1998 L’uovo di Saffo. Alda Merini e Enrico Baj, Colophon, 1999 Le ceneri di Dante: con una bugia di ceneri, Pulcinoelefante, 1999 Aforismi e magie, Rizzoli, 1999 La poesia luogo del nulla. Poesie e parole con Chicca Gagliardo e Guido Spaini, Manni, 1999 Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta, Scheiwiller, 1999 Lettera a Maurizio Costanzo, Lietocolle, 1999 Vanni aveva mani lievi, Aragno, 2000 Le poesie di Alda Merini 1997-1999, La vita felice, 2000 Superba è la notte 1996-1999, Einaudi, 2000 Una poesia, Pulcinoelefante, 2002 Tre aforismi, Pulcinoelefante, 2000 Amore, Pulcinoelefante, 2000 Due epitaffi e un testamento, Pulcinoelefante, 2000 L’anima innamorata, Frassinelli, 2000 Corpo d’amore: un incontro con Gesù, Frassinelli, 2001 Maledizioni d’amore, Acquaviva, 2002 Il paradiso, Pulcinoelefante, 2002 Anima, Pulcinoelefante, 2002 Ora che vedi Dio, Pulcinoelefante, 2002 Un aforisma, Pulcinoelefante, 2002 Folle, folle, folle d’amore per te, Salani, 2002 Magnificat. Un incontro con Maria, Frassinelli, 2002 Il maglio del poeta, Manni, 2002 Silenzio, Pulcinoelefante, 2002 La vita, Pulcinoelefante, 2002 La carne degli angeli, Frassinelli, 2003 Più bella della poesia è stata la mia vita, Einaudi, 2003 Alla tua salute, amore mio: poesie, aforismi, Acquaviva, 2003 Poema di Pasqua, Acquaviva, 2003 Clinica dell’abbandono, Einaudi, 2004 Cartes (Des), Vicolo del Pavone, 2004 Dopo tutto anche tu, San Marco dei Giustiniani, 2004
Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia legalo con l'intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l'ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati nell'acqua del sentimento.
Del tutto ignari della nostra esistenza voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti, e delle nostre squallide ferite voi fate un balsamo per le labbra di Dio. Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli, né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio, ma c'è una linea di infelicità come di un uragano che separa noi dalla vostra siepe. Voi entrate nell'uragano dell'universo come coloro che si gettano nell'inferno e trovano il tremolo sospiro di chi sta per morire e di chi sta per nascere.
da "La carne degli angeli"
Mi sono innamorata delle mie stesse ali d'angelo, delle mie nari che succhiano la notte, mi sono innamorata di me e dei miei tormenti. Un erpice che scava dentro le cose, o forse fatta donzella ho perso le mie sembianze. Come sei nudo, amore, nudo e senza difesa: io sono la vera cetra che ti colpisce nel petto e ti da larga resa.
tu non puoi togliermi questa dimensione di luce nè abbattere il cordoglio della fede perduta,questa fede così grande e trasparente come quercia che pare a me un bell'albero infinito, e la luce dirompe dalle vene nel segreto magnetico del carme. Combattuta tra te e la mia agonia, ora fugge l'amore:è canto pieno... nato da vita che ben mi assicura molta pietà del mio povero corpo. [da: Ballate non pagate di Alda Merini]
Tu Amleto di carta sei una perla che ha visto la morte. Un giorno tanti anni fa quando hai visto una donna hai pensato che fosse la tua fede in Dio. Era bella ma era amara come tutte le sorti dell'uomo. Come amante eri un saggio bevendo lei hai bevuto la sua cicuta. Come era amara e come era dolce. Possedendo lei hai sentito nel suo grembo la polvere di tante strade hai visto rose e cancelli, cancelli e rose. Possedendo lei hai capito che la vita era uno sbaglio e che solo l'amore è la vera tragedia dell'uomo. Non eri mai stato un uomo e lei non era mai stata una donna. Il fatto è che uniti dalle vostre mani avevate scoperto che eravate grandi come l'universo. Il vostro errore è stato quello di scoprire la verità. Tu oggi sei morto ma non è che sei morto perchè hai una sepoltura ma perchè hai mangiato, digerito e amato il suo cuore come si mangia la luna e il sole. Tu sei diventato il re dell'universo, tu sei impazzito d'amore. Ti piace sentirla lontana dal tuo martirio dalla tua veloce bocca che è sempre un figlio un condottiero segreto che naviga il dolore come un gaudio. Ma poi un giorno avete scoperto una terra dove non abitava nessuno e lì avete messo la tenda dell'amore. Avete mangiato i vostri pensieri come una cacciagione. Come sono belli i pensieri d'amore sono colombe alte di cui si mangiano anche le piume. Eppure il cuore del vostro cuore non è una statua solitaria ma un occhio in cui tanti guardano per concepire il paradiso della pace. Tu e lei siete morti in questo silenzio ma la vostra sepoltura non è mai esistita.
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