°°Dove ti porta il Cuore°°

I RICORDI DEL CUORE by NINFEA

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view post Posted on 17/2/2009, 18:44
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MaryRosa

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LO SCRIGNO DEL CUORE



 



 


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 Non sono una scrittrice e non mi piace far credere che lo sono.


 Mi piace scrivere come quando  si parla al telefono, parole o pensieri che in poco spazio di tempo apri il cuore e ti lasci andare, anche a cose personali.


Non so perchè ho scritto questo pensiero, spero di non offenedere. ma solo dire grazie della pazienza. di chi legge.


Ninfea


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view post Posted on 17/2/2009, 19:50
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MaryRosa

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Un po' di pagine tratte dal mio racconto una finestra sul mare.
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Caro diario, ti racconto un sogno.(o fose no?)

Sono seduta in una stazione, e salgo sull’ultima carrozza già vista più volte passare quando scendo tra le braccia della solitudine, brividi sparsi per tutto il corpo che qualcosa di brutto stava per accadere, vedevo gli alberi mossi da un vento quasi autunnale, solitamente la strada la ricordavo più dritta e breve, convinta che erano solo suggestioni appoggiai la schiena al sedile e chiusi gli occhi, promettendomi che non avrei guardato dal finestrino no, non tornerò indietro!
il mio viaggio proseguiva senza una meta ,che stavo cercando?
Il rallentare della carrozza mi fece intuire che ero quasi giunta a destinazione, davanti a me un portone chiuso, alto e in ferro battuto, e non c’era un campanello, con un nodo alla gola e la mano tremante mi dissi devo scendere e bussare per cento volte senza indugio e senza rimpianti scesi dalla carrozza e battei più volte a pugni chiusi e dopo un po’ un rumore stridulo mi rabbrividì, mi si presenta un figura pallida e fissandomi negli occhi mi chiese con autorità che cercavo? Inquietato della mia presenza mi chiese il mio nome e consultando un libro scorreva le righe, col suo volto livido con una velocità incredibile come se conoscesse già i nomi senza alcuna difficoltà di chi arrivava alla sua porta.
Stupito,da questo evento, mi chiese che cosa avevo fatto di così terribile per presentarmi senza invito se era quella la casa cui dovevo bussare.
Ero a pochi passi da lui, cercava il mio nome mormorando piano tra le labbra semichiuse se era scritto a destra oppure a sinistra, sentivo il mio cuore accelerare i battiti, ma non era paura era l’ansia che stava
prendendo il sopravvento sulla mia decisione.
Dopo essersi consultato più volte mi guardò in viso spiegandomi che stranamente tutto ciò che cercavo non era lì, che avevo preso una strada e bussato anche alla porta sbagliata, e m’invitò di andarmene alla svelta senza voltarmi finché non raggiungessi l’altra riva del fiume.
Dopo diversi tentativi, con voce soffocante m’incolpavo di aver distrutto tutto ciò che ci circondava, caddi a terra, i miei occhi erano pieni di lacrime e i miei capelli mossi dal vento, mi sentivo sbattuta qua e la da un vento forte, e non riuscivo a rialzarmi, a tenere ferme le gambe, si chinò per soccorrermi, m’accorsi subito che il suo petto non batteva e dalla sua bocca non fuoriusciva un alito di vita,mi attaccai alle sue braccia erano fredde e forti ,mi aiuto ad alzarmi.
Speravo che una sola parola uscisse dalle sue labbra "entra, è qui la casa che cercavi". Sollevandomi con forza lo guardai in viso e la figura che mi stava eretta d’innanzi, abbassò lo sguardo, ma a nulla servirono i miei sforzi nel dirgli il mio nome e lo ripetei più volte, tanto da costringerlo a tapparsi le orecchie solo allora mi fermai a capire dove ero finita, non fu difficile intendere dove fossi veramente… Incontrai la morte.
Afferravo a fatica che tutto quello che era successo dipendeva dal mio cuore, che stavo per morire e che tutto molto presto sarebbe finito oltre quella porta ostile distruggendo il mio futuro.
Le mie lacrime si mescolarono con quelle della morte.
In quel momento, sperai con tutte le mie forze di tornare indietro ma non ce la facevo e alzando lo sguardo mi resi conto e senza stupore che la stazione non c‘era più, come sarei potuta tornare indietro senza un aiuto!
Mi chiesi dove si trovava Dio in quel’istante, perché proprio io!
Pensai che tutto quello in cui avevo creduto fino a quel momento, davanti a tali drammi non servivano a nulla, sentivo tutto il mio corpo tremare e la mia mente oscillava tra la disperazione e la follia, facevano a gara per percuotermi l’anima.
Per quanto tempo rimasi davanti a quella porta non so, ricordo solo che l’uomo di ghiaccio afferrò il mio braccio stringendomelo fortissimo, mi disse di andar via, di colpo sentivo lasciare la presa e un urlo di dolore fortissimo usci dalla mia bocca, le immagini avevano improvvisamente perso la luminosità, ora passavano in rassegna, una dopo l'altra, tutte le delusioni che la vita mi aveva riservato.
Mentre le scene scorrevano mute, gestite solo dalla fatica di ricordare ,cominciai a provare un senso d’ansia e di soffocamento, sudavo eppure avevo freddo il mio volto imperlato di gelide goccioline.
Ricordavo la sensazione delle stille che grondavano dalla mia fronte che si schiantavano a terra, davanti a quel portone.
Prima di lasciare definitivamente quel posto ambiguo, rivissi l'attimo esiguo ma esistenziale, in cui il mio cervello aveva comunicato la sua decisione al resto del corpo poi nient'altro.
Nel mio cuore un profondo silenzio, nell'anima vigilava l’inquietudine del mistero che stavo vivendo, sentivo le persone accanto a me allontanarsi,ormai non riuscivo comprendere più le loro voci erano sempre più lontano le forze mi stavano abbandonando, riportare alla mente un ultimo istante di quello strano viaggio le immagini erano sfocate però le sensazioni nette: mi trovavo di fronte ad una decisione estrema, era molto che ci stava pensando era giunto era giunto forse il momento?
Riflettevo sul sogno,cosa avrei potuto fare in quel luogo cosi ostile, presa dalla disperazione mi alzai e iniziai a correre senza sapere dove stessi andando, impaurita iniziai a camminare, ma non riuscivo a parlare, un nodo enorme alla gola mi bloccava,iniziai a lacrimare le mie braccia erano giù, prive d’ogni energia e lasciai cadere il mio sacco, tanto dentro c’erano poche cose, la destinazione di quel viaggio rendeva inutile e ogni cosa era di troppo.
Rallentai il mio indietreggiare ad un passo da me vidi casa mia dove prima vivevo con la mia malinconia, ricordai che un dolore finiva e un altro cominciava ma dovevo imparare a convivere con loro che abitavano proprio dentro la stessa casa, decisi di ritornare, prendendomi più cura di me.
Non sapevo quale scegliere, ero totalmente indecisa, entrambe erano porte che mi portavano in luoghi a me oscuri, e non avevano un nome.
Nel tempo avvenire l’incontro col dopo" chissà!
Che sarà domani? Mi faceva paura che qualcuno aveva progettato il nostro futuro e mi mancava l'aria, Il capogiro era ormai un vortice, una spirale d’immagini e di suoni strazianti, che si susseguivano senza alcun ordine logico o temporale.
C'è tanto da fare: devo insistere mi dissi, quasi rimproverandomi con severa forza "ma chi sei per dimenticarti di essere! Perché non si è mai grandi abbastanza per dire " un tempo per ogni cosa".
Sì ho deciso, voglio farmi amica del tempo, e prenderlo com’esempio: padrone di se stesso che si lascia calcolare o maledire ma solo del passato, ma del futuro si lascia sperare contemplare e desiderare e non è mai troppo.
So che devo chiedergli scusa, se qualche volta mi sono accanita contro perché me lo sentivo stretto addosso e questo mi avviliva di fronte all’evidenza e impotente di trovarmi di fronte al dolore fisico, impazzivo quando mi trovavo in compagnia del solo perfido silenzio assoluto nel buio più impensabile.
Penso ancora che se un giorno il mio cammino si trascinasse per giorni e mi trovassi ad attraversare un deserto senza una ragione per farlo, e le mie grida non raggiungessero i confini, solo allora mi darò un tempo per morire.
Fisso lo sguardo, verso il mare , mentre ormai il sogno s’allontana sempre più, svanisce la paura del silenzio e della notte appena vissuta.
Non voglio morire ,non voglio restare nel silenzio dell’inattendibile, non voglio vivere l'ansia disperata di non avere più tempo bruciando tappe non volute, con me stessa mi avvio a ritroso nel labirinto dei senza ritorno .
Un bagliore di luce bianca mi attraversava la mente e vidi una donna ferma decisa nel fissarmi dritta negli occhi, erano sguardi decifrabili solo da chi aveva conosciuto la debole volontà di vivere.
Mi rimproverava di non avere nemmeno il coraggio d’essere me stessa, che mi lasciavo ancora tentare dalla vita, quella stessa vita che mi aveva fatto prendere quel viaggio senza biglietto di ritorno e senza una destinazione certa.
Sì era la stessa donna vestita di bianco che avevo incontrato quando occupai posto su quella carrozza bianca, e mi stava seduta davanti, dandomi un fazzoletto a forma di nuvola, m’invitava a seguirla per trovare la pace eterna, di mettere fine alle mie inquietudini.
Mi voltai di scatto senza guardarla in volto, pregavo Dio di darmi la forza di non sentire quella voce astratta e lontana, per un po’ rimasi in ginocchio a testa in giù, non so quanto!
Il tempo non era più mio, forse ore, oppure giorni non ricordo quando esausta della mia stessa stanchezza mi tirai su il mento con tutte e due le mani irrigidite da quanto erano rimaste nella stessa posizione come i miei occhi ,si muovevano sgraziate ed intorpidite, piansi, però questa volta erano lacrime di liberazione, la donna non c'era più. Mi accorgo che sto pregando, da quando non lo facevo.
"Vorrei incontrare Dio" per dirgli:Perdonami per non aver tollerato il mio dolore.
Mi sentii sollevata da tutte le sofferenze che opprimevano il mio spirito, sembravano scomparse nel viaggio di ritorno alla vita .
Vidi una donna vicino al fiume, mi somigliava, insieme con lei tante altre, alcune di loro soffrivano il loro sguardo fissavano il nulla.
Capii, allora! Senza dubbi che dovevo tornare indietro verso casa mia per aiutare tutti coloro che soffrivano come avevo sofferto io, anche se il mio aiuto sarebbe stato la semplice lettura di un libro scritto a due mani dalla"follia e dalla ragione"parlava di una donna che aveva passato il limite della ragione e della follia che sapeva che nella vita si corre contro luce, che non si corre contro vento e mai in un giorno senza sole, quando appare e poi scompare tra le nubi intristiti durante il cammino della vita e del cuore.
Non si deve camminare senza meta lungo la via senza una destinazione certa, per non entrare nel labirinto dei senza nome, oggi prego Dio!
Di spiegarmi la sottile differenza fra tenersi per mano e incatenarsi ad un’anima, capire che l’amore non è sorreggersi a qualcuno solo perché si ha paura di cadere.
Che impari a camminare per la mia strada oggi, affrontando il domani dimenticando il mio ieri ormai logoro e non tenerlo in vita ad ogni costo, Vorrei chiedergli di piantare nel mio giardino la gioia, e come fertilizzante la pace.

 

Ninfea


tratto da "quello che mi passa per la mente"


“C’era una volta l’isola che non c’è,


 ò meglio che c’è, ma che noi facciamo finta di non vedere!” è così che scrivo da più di un anno fa, iniziando a scrivere il mio diario, senza un filo logico perche di logico non ce niente in tutto questo mio dire un po’ offuscato da giorni di nebbia alternati da giorni di pioggia, ma non ho mai smesso di accendere il caminetto del cuore per riscaldare il pane e un po’ di ricordi sparsi qua' e la nello spazio che mi permette ancora di ragionare con i miei perché.
A volte mi capita di dare consigli, e faccio fatica a capire i miei e metto in pratica quelli che ricevo da altri.
Allora riparto da zero per arrivare a cento "forse"e convincermi Che la logica ce' ma non la vedi perche e la tua logica ma quella che vedono gli altri, quelli che accedi e cerchi consensi. ma il dubbio e più avanti della logica e tutto torna ad attorcigliarsi come tanti fili sparsi che cechi di sbrogliare ma inevitabilmente manca sempre il pezzo finale e lascio cadere tutto senza aver risolto il problema.
In questi spazi il tempo è quasi del tutto sospeso la luce che trascorre declinando i tempi del giorno parole vaghe a cui dare un senso alla mia direzione miei occhi si abituano piano all'oscurità, carpiscono tutti i piccoli fili di luce che arrivano dall'esterno e tessono un'invisibile tela luminosa che mi fa riconoscere l'ambiente circostante.
E aspetto che il fumo inebria la mia mente e cancella le mie angosce... aspettando e sperando in quel domani che non arriva mai.
Tutto m'appare e tutto mi lascia tracce ,sono un anima sospesa nell’aria che cerca l'orizzonte e un solo sentiero che porta al limite dell'a sopportazione umano per godere la vista di un tramonto sfumato, colorato a strati, un arcobaleno che non ha bisogno di un temporale di goccioline sparse nell’universo per vederlo. So di avere la certezza che solo Dio e l’autore di questo quadro prestigioso, è non so dire la differenza, tra un arcobaleno e un tramonto. Il peso che porto dentro di me, nessuno può capirmi, il problema è che questa attesa mi logora dentro...non mi fa vivere in pace...ultimamente e non so perché mi sento come una rondine che vola controvento...sento cedere le mie ali...perché il vento e come l’attesa è più forte di me...si...e mi distruggerà...ebbene si...sono come quel naufrago su un battello che voga per inerzia, non perché ne ha voglia, vado verso la riva ma le mie braccia tremano, le sento sempre più deboli...e presto quei remi come fili di invisibili si spezzeranno...sono già morta dentro ma nessuno lo vede perché io non voglio farlo vedere...mi accontento dei miei momenti di malinconia, di solitudine, si purché sono le mie compagne vere . Ma quel ricordo mi era giunto inaspettato , si agitava sulle pareti della stanza . Ora ricordo: l’ involucro trasparente fatto di teli rigidi, non lasciava spazio ai movimenti, le sbarre non c’erano eppure tutto aveva un limite non lasciava fuggire niente, tutto era compresso in quello spazio disagevole che mi legava a vie e persone mai conosciute credevo di non essere io a vedere portate a termine. quel viaggio. Termine ,che parola forte intensa spesso si associa a fine.
I miei occhi contro il muro del tempo che passava senza concedere pause e scelte. Ieri, i miei giorni di battaglia non conoscevano debolezze ogni tanto le cercavo negli intrecci dei miei ricordi, per trarre forza. Ieri queste mani avevano accarezzato la vita. oggi queste stesse mani l’hanno lasciata scappare, filtrare come sabbia fine e sottile che fuoriesce da una vecchia clessidra Le movenze delle mani oggi faticano a gestire i movimenti sulla tastiera, le vene sottili che lasciano il proprio segno il segno del tempo. Questa vita come una camicia di forza fatta di regole, divieti, costrizioni, confini, rigidezze e catene, risentita della ribellione del mio dolore che mi portava al limite della sopportazione, Quando ho indossato questa camicia di forza? Non lo ricordo più, so soltanto che si è adattata senza il mio volere e con la piena accettazione la indosso. Mi accontento di soffocare le lacrime sul mio cuscino e quelle poche che cadono sul pavimento spero che non facciano rumore..no nessuno le deve sentire..quel cuscino così duro eppure e soffice ma per me e duro,dove appoggio la mia testa e chiudo gli occhi .Tra una lacrima e l'altra mi dico che tutto questo passerà, è troppo per me...non ho grinta, non so nemmeno dove prenderla...tutti mi dicono: stai tranquilla... ma...io la tranquillità la "conosco" solo come parola...ma realmente cos'è? Magari sono io che non voglio uscire da questo stato, perche sono solo momenti, o forse perche sono io la causa del mio dolore? I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.... Potrei gridare ma con che forza? Potrei sdraiarmi sul pavimento con lo scopo di essere vista da qualcuno ma perché devo farlo?Il problema è che mi sono abituata a tutto questo....e non ne uscirò mai più...e non voglio far star male nessun'altro oltre che me stessa... Mi libero di questa corazza opprimente che mi difende da ogni attacco esterno ma ostacola ogni mia azione, consapevole che alla prima freccia tirata mi sarò ferita, forse mortalmente...se non sarò io a scoccare per prima la freccia .


Ninfea



 



gemelleglitter


 Lasciar
fare alla penna,
e di pochissimo lasciarla
intromettersi di poco
nella spontanea naturalezza
di queste pagine di vita
dettate dal cuore
è non dall'ingegno.
Vivere
così l’umile tema
Di conoscersi nelle
più intime viscere
del vissuto di ieri
nella recita di oggi,
se non nelle cose
indifferenti o lodevoli
dottamente parlare
in genere e di se stesso
senza piagnistei.

ninfea 2000


*****



Siete la forza dell'amicizia, che unisce ciò che il destino a volte separa


 

Ninfea

 

*****

 


Signora

Vorrei essere la signora
la padrona della mia vita.
Ma vivo solo in affitto
è ora mi ha sfrattata.
Porto con pena la mia croce
Il peso ha piegato
le mie ginocchia
e il destino è vincitore.
Miraggi di gente sconosciuta
tra strette mura e volti di cera
ho incontrato tra viali senza alberi.
Anche il sole ha le sue tempeste,
è la luna consola le sue debolezze.
Cammino tra steppe e dune
sola mi reggo
nel mio ramingo viaggio
e l’ amarezza nel cuor mio taccio.


Ninfea

 

*****

 


Vorrei scrivere
una sinfonia e lasciare
tracce di me come note
sul pentagramma della vita .
ma non sono musicista.

Vorrei avere ali di gabbiano
per volare lontano
dall’’ ipocrisia.

Ma sono solo una rosa
in un rovo in fiamma
e ora più non sono
regina del mio giardino.



Ninfea


*****



 



Brandelli nel mare


Brandelli

nel mare in burrasca

travolti dalle onde

frangenti le nostre vite.

Atterrati

come gabbiani stanchi

dopo tanti giochi

sulle tante spiagge

e mari esplorati insieme,

correndo contro vento

sfidavamo

pioggia battente,

Seppur persi

cercasi e ritrovarsi poi,

Ancorati dallo stesso destino .

Ninfea 1987


*****



 



Ascolta...


Prendi il mio orizzonte
e dammi il tuo silenzio.
e forse respirando
il tema della vita
che si cattura
l'attimo fuggenrte?
Ferma l'immagine
nei miei occhi
di quel che ti ferisce
quando accovacciato
fissi il tramonto
e in silenzio tu uomo
ascolti il rumore della terra
che inquieta il domani
della gente umile.
Dammi la tua pace
e ti regalo il mio tempo.


Ninfea
15 dic 2008



 




Ninfea


*****


 



Siamo noi

quella fiammella segreta

che ancora crede di ardere

in questa notte senza luna.

Il cuore di noi due,

forse unici ,si fan simili ,

l'avvinghio di noi due uniti

Io sì, mi pongo, da te distante

e incapace di confessarlo

di chiamarti serenità o amore.

A volte le parole

mi arrivano appartate

eppure oltrepassano

il muro della mia anima.

Nutri i miei sogni,

quelli che a volte sono

sogni rubate al vento!

Non siamo che ramoscelli di vita

senza percorso terreno

ma anime in volo

che si cercano ,

per non essere più soli.

Ninfea 2001

 

*****

 


Segnati da giorni.....non ha più spazi


Stanotte ho vagabondato
con la mente.
Neve che cade
dentro una stanza
e veste un dolore
differente ma vivo.
Fanno strada i miei passi
ormai gelidi sommersi dalla neve
generata per l'eternità .
Ho rubato attimi alla vita,
un inverno e qualche anno
di luce in più,
ma lei li rivuole e mi respinge .
Forzate cerebrali
di copiosi almanacchi
segnati da giorni vuoti
non ha più spazi,
L'inconscio non conosce giudizie
fa presa nel mio cuore
e aspetto lieta un nuovo anno,
per ricominciare la conta.


Ninfea
11 Gen. 2009


*****


 



Non puoi non udire il grido del mio cuore


DIO
Non puoi non udire
il grido del mio cuore
a stento soffocato
da segreti tormenti.
Libera le mie speranze
figlie d'un pianto occulto.

Spalanca le mille finestre
chiuse del mio cuore
fammi respirare
il vento della vita.

Dio,
Se cosi non fosse
ricordati di darmi la via
è sarò dove vuoi .

Ninfea


*27giugno 2008*


*****



 



Tu


Tu
che fermi




Una
lacrima con un bacio




la 
tua carezza


scivola
piano sul mio viso,


scivolano piano


nel cuore e nell'anima


Sì!
Vorrei lasciarmi


 portare a riva


da
due braccia


e un cuore pieno d'amore.


Sapere
cosa c è di vero


nella forza di un lampo,


sotto un altro cielo.


Se
sono solo attimi .


 figli 
di luce astratte!


 o'
due destini convergenti


 figli
di una passione senza nome.


Ninfea
2001


*****


 



Nel cuore e nell'anima


Nel cuore


e nell’anima


si nascondono



Una moltitudine


di dolci segreti


uno scandagliarsi


di parole tremanti che
annaspano


sulla pelle


graffiandoci l’anima.


Ninfea


1995


*****


 



Tutto ritrovo 

nel sottile filo 

nella radice del mio ieri,

ho meditato poi sui 

misteri del‘amore .

Ho colto i frutti 

di un letto

fatto e disfatto 

via via crescendo

tra le sue pieghe 

sgualcite dai sentimenti.

Ho rubato parole 

alle virtù della saggezza

e le ho fatte mie . 

E più facile odiare

che perdonare.

Il difficile obliare

nasce dai nostri limiti ,

siamo figli dell’ egoismo,

figli dell’ orgoglio

e del nostro io. 

Ninfea


2001


*****



 



Pensieri vaganti






Il cielo non stacca 

gli occhi dal mare.

Il mare non perde

di vista il cielo .

Le stelle

si specchiano

nel mare .

Le stagioni 

non dimenticano la primavera.

la pioggia non smetterà 

mai di bagnare la terra

Ma se uno solo 

di loro mancasse 

nel nostro equilibrio

della nostra esistenza

è solo tenebre. 

Ninfea


18 gen 2009


*****



Il mio amore per te,


Il mio amore per te,
non è scritto sulla sabbia
che l'onda può portare via
e non lasciare più traccia.
Il mio amore per te
non è scritto nell'aria,
dove un temporale può
cancellare ogni ricordo.
Il mio amore per te,
è scritto sulla roccia,
che con il passare delle tempeste
ò con lo scorrere delle acque
non verrà distrutto .
E’ nel mio volere
nell'affrontar senza pudore..
che non vedo la mia pena
di appartenere al tuo destino.
Per sorte vincente vivo la paura
di cadere nell'eterna illusione..
La realtà oggi rimane
schiava e sfuggente.
m'accorgo delusa di quando tu
non sei stato mio …
quando io volevo.
E io non sono stata tua …
quando volevi.

Ninfea

 

 1999

 

*****

 
 
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